I resistori e i resistori a strato: differenze

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Composizione dei resistori

Quando si parla di resistori ci si riferisce a dispositivi passivi (ovvero che non generano corrente, ma ne consumano solamente) presenti nei circuiti elettrici utilizzati per limitare la corrente e dividere le tensioni.

Ma come si compone, da un punto di vista costruttivo, un resistore?

Al suo interno si trova l’elemento resistivo, ovvero la parte che sarà attraversata dalla corrente, determinando il comportamento elettrico del resistore: questo è ovviamente realizzato in un materiale conduttore, dalla scelta del quale dipenderà la resistività del componente.

L’elemento resistivo a sua volta è collocato in un supporto, generalmente in ceramica, materiale non conduttore.

All’esterno del resistore, visibile all’occhio umano, si trova un rivestimento di protezione, realizzato con resine sintetiche o con vernici isolanti.

Infine, alle due estremità dei resistori sono posizionati i terminali, o reofori: realizzati in materiale conduttore, sono a contatto diretto con l’elemento resistivo ed hanno la funzione di collegare il resistore al circuito.

Resistori: tipologie disponibili

È possibile distinguere tra resistori a resistenza costante e resistori a resistenza variabile; all’interno della prima categoria rientrano, a seconda del tipo di elemento resistivo utilizzato, i resistori a strato, i resistori a filo e i resistori ad impasto.

L’elemento resistivo che caratterizza il resistore ad impasto è costituito da polvere di carbone o grafite e resine sintetiche mescolate a materiali inerti, la cui proporzione dipenderà dal valore della resistenza che si vorrà ottenere.

I resistori a filo possono essere smaltati, cementati o di precisione a seconda delle potenze alte, medie e basse con cui possono lavorare.

Resistori a strato: cosa sono?

In questo caso una sottile pellicola di materiale resistivo (qualche mm) è avvolta su un supporto quasi sempre cilindrico, generalmente di ceramica con funzione isolante. Sullo strato viene praticato un solco a spirale che attraversa tutto il cilindro: in questo modo si diminuisce la sezione e si aumenta la lunghezza dell’elemento resistivo, per ottenere una resistenza di valore più alto. I reofori sono per lo più fissati a pressione agli estremi del cilindro, il quale è rivestito da un involucro isolante.

I resistori a strato sono caratterizzati da precisione e stabilità elevate, una contenuta corrente di rumore e da un buon comportamento ad alte frequenze. Il materiale di composizione può essere carbone, ossido di metallo, metalli, vernici metalliche e, a seconda del suo spessore, si parla di resistori a strato (o film) sottile, fino ad un massimo di 5 μm, o a strato spesso (la quantità di materiale è un centinaio di volte maggiore).

I valori resistivi dei resistori a strato possono variare, a seconda della composizione, da 1Ω a 20MΩ, con una tolleranza di 1%, 2% e 5%. La potenza disponibile è di qualche Watt.

Resistori a strato sottile

I resistori a strato di ossido metallico si realizzano mediante la deposizione di ossidi metallici su supporti ceramici o di vetro. In genere possono raggiungere tensioni massime di lavoro dai 350V ai 900V, con valori da 10Ω a 67KΩ. Sono caratterizzati da una buona stabilità elettrica e meccanica, resistenti all’umidità, hanno bassa corrente di rumore e non sono infiammabili.

I resistori a strato di carbone sono simili ai precedenti, anche se lo strato di carbone è più spesso di quello metallico.

Resistori a strato spesso

Qui, come già accennato, lo strato resistivo è un centinaio di volte più spesso di quello dei resistori a strato sottile; presentano una minore stabilità, consentono un ottimo smaltimento di calore e un buon comportamento in frequenza.

L’elemento resistivo può essere il carbone, il metal glaze (una miscela di polvere di vetro e metalli, come l’argento o il titanio, dispersi in un legante) o il cermet (un composto a base di metalli nobili e di loro ossidi e di leganti ceramici e vetrosi dispersi in un veicolo organico resinoso).